Mia nonna amava i fiori (e fare colazione con uovo fritto e panino, alla faccia del colesterolo ma questa è un'altra storia): il torrione davanti a casa sua era l'unico del paese con i vasi di fior di vetro e di viole. E con piccole aiuole di rose improvvisate da lei a piedi delle mura.
Quando mi regalavano una pianta, dopo qualche giorno gliela portavo già agonizzante e lei le dava nuova vita e nel suo cortile troneggiano piante rigogliose e i superstiti del passaggio da casa mia.
Mia nonna era il nostro punto di ritrovo, una sorta di isola sicura dove passavamo tutti: chi per il caffè del sabato pomeriggio, chi tutti i giorni dopo aver portato i bambini a scuola o dopo aver preso il pane.
Noi solitamente passiamo la domenica mattina e Tito si esibisce sempre per i nonni con qualche canzone imparata alla spazio gioco.
Le abitudini restano anche senza di lei perché lei avrebbe voluto così anche se entrare in quella casa dopo 36 anni e non trovarla non potrà mai più essere la stessa cosa.
Io la voglio ricordare così, con i suoi fiori e le sue piante, con la sua ironia e le sue battute e con le premure e le attenzioni che aveva per tutti noi... ciao nonna